Home > Blog > Sulle dimissioni dell’assessore al Welfare di Catanzaro

A seguito alle dimissioni dell’assessore al Welfare del comune di Catanzaro il nostro presidente Giancarlo Rafele – responsabile anche di Legacoopsociali Calabria – fa il punto:

Apprendiamo delle dimissioni del dottor Venturino Lazzaro da assessore al Welfare del comune di Catanzaro. È stato un anno complicato quello trascorso alla guida del più importante assessorato del comune del capoluogo. Uno degli ostacoli più significativi affrontati durante il suo periodo in carica è stato il nuovo metodo di riparto dei fondi a seguito del trasferimento delle deleghe dalla Regione Calabria. Questo ha avuto un impatto significativo su Catanzaro, che ha subìto un taglio di circa due milioni di euro rispetto alla ripartizione precedente. Tale cambiamento ha penalizzato alcuni comuni a favore di altri. Le cause sono molteplici e non si possono riassumere certamente in una nota, ma le conosciamo tutte. Quantomeno gli addetti ai lavori.

Un anno difficile in cui la domanda sociale è aumentata a causa della crisi finanziaria che sta investendo il Paese, e le regioni meridionali in particolar modo. Un anno che nell’ultimo mese ha visto anche il fallimento dell’organizzazione non profit più grande della città (quantomeno in termini numerici), e che ha rallentato l’iter contrattuale delle altre strutture presenti sul territorio le quali ne pagano ancora oggi le conseguenze, alle soglie delle ferie estive.

Sette mesi di ritardo per la stipula di una convenzione sono imperdonabili e non vi sono scusanti. Per nessuno. Ma bisogna anche riconoscere che sette mesi di ritardo sono esattamente la metà dei quattordici mesi con cui si sono firmate le convenzioni da quando la Regione ha trasferito le deleghe al Comune.

Si nomimi un nuovo assessore al Welfare

Continua il nostro presidente

Adesso, però, non è più rinviabile una sferzata al Settore. Si nomini subito un nuovo assessore, prima della pausa estiva. Bisogna accelerare sulla stipula delle convenzioni, sulla realizzazione della prima analisi seria dell’offerta esistente all’interno dell’Ambito territoriale e sulla conseguente modifica del Piano di Zona. E anche sul regolamento della co-programmazione e della co-progettazione, su nuove forme di concertazione previste dalla normativa. C’è bisogno di un assessore autorevole che trovi una mediazione con la Regione Calabria che, peraltro, si è già dimostrata disponibile a rivedere il metodo di ripartizione dei fondi. Che metta tutti intorno ad un tavolo per ridiscutere un welfare cittadino ormai al collasso: referente dell’Azienda Sanitaria Provinciale, della Giustizia, della Pubblica istruzione, del privato sociale, della cittadinanza attiva. E ovviamente i funzionari degli uffici, che sembrano essere diventati di colpo il capo espiatorio di ogni male.

Oggi più che mai è il tempo dei “distinguo”, ma anche delle mediazioni, delle sinergie, dei compromessi. Un termine, quest’ultimo, su cui si addensano malintesi e sottintesi e che, invece, dovrebbe indicare, nell’accezione corretta, la mediazione virtuosa che due o più parti raggiungono avendo nel frattempo ognuna rinunciato a qualcosa e trovato un reciproco vantaggio, tenendo presente che la vera forza di un compromesso non sta nella materia sulla quale ci si accorda, ma nella forza, serietà e capacità di tenuta dei contraenti. La soluzione negoziata, la “via di mezzo” che prova ad accontentare il maggior numero e a smussare gli angoli assolve un compito e funziona quando a sottoscriverla sono soggetti che dietro di sé hanno una storia, una rete di interessi sociali definiti e articolati e dunque sono in grado di rispettare ciò che si sono impegnati a rispettare.