Ricevere cure psichiatriche per bambini e ragazzi qui è un percorso a ostacoli. Non esistono strutture. Ad avere la peggio la salute delle persone più vulnerabili, la solitudine delle famiglie per le quali spesso è impossibile rivolgersi a strutture fuori regione.
Il silenzio di chi potrebbe dice tanto, parla molto, ma noi non vediamo nulla di concreto. La denuncia del nostro presidente Giancarlo Rafele
È crudele. Non ci sono altre parole.
In Calabria, non esistono strutture psichiatriche per bambini e adolescenti. I ragazzi vengono trasferiti lontano, fuori regione, strappati alla propria famiglia, sradicati dal proprio contesto.
Due anni fa, la Regione Calabria avviò l’iter per la realizzazione di tre strutture dedicate. Sembrava finalmente l’inizio di qualcosa. Noi, con impegno e responsabilità, ci siamo messi in cammino per realizzarla a Catanzaro. Abbiamo ottenuto l’autorizzazione al funzionamento e saremmo pronti.
Ma da allora tutto si è fermato. Nessuna decisione, nessun atto concreto. Solo silenzio.
E nel frattempo, tra Regione e Azienda Sanitaria si consuma il solito, vergognoso scaricabarile: “non ci hanno trasmesso la programmazione”, “sì, gliel’abbiamo trasmessa”.
Ma mentre si rimbalzano le responsabilità, i ragazzi continuano a soffrire. Senza un luogo che li accolga, senza cure adeguate, senza futuro. I ragazzi continuano a smettere di vivere. Letteralmente.
Questo non è solo un ritardo. È un abbandono istituzionale, una violenza silenziosa. È l’ennesima prova di quanto poco contino, in certi palazzi, la salute mentale e i diritti dei più fragili.
Solo noi in questi anni abbiamo avuto tre o quattro ragazzi trasferiti in strutture fuori regione, a volte in situazioni comunque non adeguate, perché sono socio-assistenziali come la nostra. Ma le case famiglia o le comunità per minori non hanno le competenze professionali adeguate per prendersi cura di un adolescente psichiatrico e dopo un po’ la situazione diventa insostenibile: per il minore che resta senza cure, per gli altri minori accolti, per gli operatori stessi.
sottolinea ancora Giancarlo Rafele.
Noi siamo pronti. Lo siamo da due anni. Pronti a prenderci cura, ad accogliere, a costruire risposte.
Chi non è pronto – o finge di non esserlo – adesso deve uscire allo scoperto. La Calabria non può più permettersi di ignorare i suoi figli più fragili. Di non avere strutture psichiatriche per bambini e adolescenti.