Il silenzio non è protezione. Ecco perché vietare l’educazione all’affettività a scuola non fa — e non va — bene.
Da anni lavoriamo per rompere quel silenzio, per proteggere e tutelare bambini e ragazzi in situazione di maltrattamento e abuso sessuale.
Attraverso incontri, percorsi educativi, di informazione e sensibilizzazione abbiamo portato nelle scuole strumenti che aiutano insegnanti, educatori e studenti a riconoscere, prevenire e contrastare ogni forma di violenza. Lo abbiamo fatto con rispetto, con linguaggi adeguati all’età, attraverso il teatro, il cinema e la parola condivisa.
Il divieto approvato alla Camera
Ieri 15 ottobre 2025, la commissione Cultura della Camera ha approvato un emendamento che vieta di trattare qualunque tema legato alla sessualità e all’affettività nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, limitandone la possibilità solo alle secondarie di secondo grado e solo con il consenso dei genitori.
Un divieto che, se interpretato in modo rigido, rischia di impedire proprio quelle attività di prevenzione che proteggono i bambini dal rischio di abuso e maltrattamento — proprio laddove la prevenzione è più necessaria.
Il valore dell’educazione all’affettività a scuola
Parlare di educazione all’affettività e alla sessualità a scuola non significa “fare educazione sessuale” in senso stretto, ma insegnare il rispetto e la consapevolezza di sé e degli altri.
Significa fornire ai bambini gli strumenti per riconoscere e difendersi, capire le emozioni, distinguere ciò che è giusto da ciò che è abuso. Significa dare agli insegnanti gli strumenti per riconoscere un disagio e alla comunità educante la forza per intervenire.
È fondamentale educare all’affettività fin da piccoli, sui banchi di scuola, dove si formano le prime idee su sé stessi, sugli altri e sulle relazioni. Solo parlandone nelle scuole possiamo diffondere una cultura del rispetto e del consenso.
Continueremo a educare all’affettività, con rispetto e coraggio
Continueremo a promuovere percorsi educativi e di prevenzione, anche quando parlare sarà difficile.
Lo faremo con competenza, rispetto e coraggio. Perché crediamo che un futuro libero dalla violenza non nasca da un divieto, ma dal dialogo, dall’educazione e dalla responsabilità collettiva.
Convinti che, per prevenire e contrastare la violenza, dobbiamo partire dall’educazione.